ATTI CONVEGNO 18 giugno 2020

La mia duplice natura di avvocato, che si occupa prevalentemente di diritto di famiglia, e di mediatore familiare, grazie alla continua collaborazione con l’associazione C.a.M.Gaia, mi porta ad affrontare le questioni con approccio pratico, pragmatico, anziché puramente teorico.

Ed è cosi che vorrei condurre la trattazione odierna, ossia partendo dai casi pratici, che mi sono occorsi nel corso della mia vita professionale, per farli diventare spunto di riflessione comune.

Come ben noto, in sede di mediazione le dinamiche che per prime vengono affrontate e che occupano la maggior parte dello spazio mediativo sono quelle di natura economica e quelle inerenti al rapporto con i figli.

1) Affronterei innanzitutto le dinamiche economiche.

Vorrei condurvi attraverso il percorso di separazione affrontato con due coppie di coniugi, entrambe in età giovane, con figli.

Nel primo caso, che chiameremo Romeo e Giulietta, si tratta di una coppia sposata da poco con un solo figlio. Lei professionista con un discreto reddito, lui disoccupato di lunga data.

Il secondo caso, che chiameremo Tristano e Isotta, riguarda una coppia sposata da 10 anni circa, con 5 figli. Lei inoccupata con reddito saltuario, lui stipendiato.

Possiamo ben notare, a primo acchitto, che i due casi sono speculari per ciò che concerne la detenzione del “potere economico”, nel primo caso della moglie e nel secondo del marito. Preme sottolineare che in entrambe i casi c’è il sostegno economico delle famiglie, ragion per cui nessuno ha intentato richiesta di mantenimento per il coniuge, ma solo per i figli.

La detenzione da parte di un coniuge del potere economico rispetto all’altro comporta necessariamente degli squilibri che in sede di separazione possono essere riassunti come:

  • Influenza sul coniuge e sui figli.
    • Il nostro Romeo è completamente alla mercé delle decisioni di Giulietta poiché non produce reddito. Questo avveniva anche in costanza di matrimonio. Secondo Giulietta, egli non può decidere cosa il figlio debba indossare o anche mangiare poiché non contribuisce economicamente all’acquisto dei prodotti. La mancanza di reddito di Romeo porta Giulietta ad una totale assenza di stima e di fiducia nei confronti del coniuge.
    • Tristano, d’altro canto, utilizza il suo potere economico mortificando la controparte attraverso l’acquisto di vestiti di marca o prodotti di più alta qualità che i figli possono utilizzare solo ed esclusivamente solo nei momenti in cui sono con lui, per poi riportarli a casa con i vestiti vecchi.
  • Potere decisionale sui figli (il coniuge che non produce reddito non può decidere unilateralmente di far fare delle attività, tipo palestra, ai figli senza il consenso dell’altro.
    • Romeo non ha, ad esempio, diritto a concorrere alle decisioni inerenti alla salute (medico curante, ecc.) del figlio.
    • Isotta, dopo la separazione, ha dovuto ridimensionare le attività ludiche dei figli a causa dell’insufficiente o incostante mantenimento.
  • Utilizzo dei soldi come “mezzo di ritorsione” (la mancata puntualità nel pagamento del mantenimento è uno dei mezzi di ritorsione più utilizzati in corso di separazione. I coniugi sanno bene che per ottenere quanto dovuto occorre intentare una causa lunga e faticosa e che lo slittamento del pagamento di qualche settimana non ha particolari effetti negativi per loro, mentre pesa molto sulla controparte che non produce reddito.
    • Nel nostro caso, ad esempio, Tristano per un periodo ha inviato solo delle quote parziali di quanto convenuto e quindi Isotta non ha potuto far svolgere ai bambini le attività extrascolastiche alle quali erano abituati in costanza di matrimonio.

2) Affronterei adesso la seconda dinamica familiare che principalmente va affrontata durante la mediazione, la cui principale criticità può essere riassunta come “diritto dei padri a stare con i figli”.

Anche in questo ambito le nostre coppie hanno assunto dinamiche opposte.

Romeo ha richiesto di poter passare più tempo possibile con il figlio, arrivando addirittura ad adire al Tribunale dei Minori per tutelare i propri diritti di padre. Questo si è, a suo giudizio, reso necessario poiché Giulietta non intendeva, una volta avviata la separazione, far incontrare il figlio con il padre per nessun motivo ed in nessuna circostanza.

Tristano invece ha assunto un comportamento molto più raro per chi si occupa di diritto di famiglia. Ha infatti richiesto di poter vedere i suoi 5 figli solo un pomeriggio a settimana per un paio d’ore, niente weekend e niente vacanze.

A prescindere ovviamente dalle considerazioni personali, i possibili commenti sono molteplici:

  • Si noti anzitutto come coloro che detengono il potere economico siano coloro che cercano di dettare le regole in materia di figli. Il potere economico è spesso infatti confuso con il potere decisionale!!!
  • Mai come in questi casi la mediazione ha potuto aiutare le coppie molto più velocemente e molto più efficacemente della legge. Mi spiego meglio.
    • Nel caso di Romeo, posto che il diritto del padre a trascorrere del tempo con il figlio è assoluto e sancito, l’iter sarebbe stato molto più lungo per poterlo far valere. Nel frattempo lui non avrebbe potuto vedere il figlio quasi mai, anche perché Giulietta accampava presunte febbri del figlio ad ogni visita. A volte non facendosi trovare a casa.
    • Nel caso di Tristano invece la legge è impotente. Non si può obbligare un padre a voler passare del tempo con i propri figli. Lo si può solamente portare a “pagare” in termini di accresciuto mantenimento il tempo che lui dovrebbe passare con gli stessi (occupandosi delle loro spese direttamente).

Ho potuto constatare, in definitiva, l’assoluta applicabilità delle principali tecniche di mediazione alle fasi della negoziazione assistita al fine di compensare parzialmente a tale squilibri e dunque arrivare a scelte condivise e bilanciate.

Infatti, secondo le tecniche che utilizza il mediatore, negli incontri si affrontano uno alla volta i problemi pratici, del quotidiano, si formulano in modo preciso i contenuti specifici. I risultati positivi raggiunti per tappe vengono valorizzati affinché permanga e si consolidi un rapporto di fiducia; si accolgono con empatia le emozioni, ma nello stesso tempo si contengono le tensioni emergenti per evitare il rischio dell’abbandono e si sollecita la collaborazione.

Nel nostro caso, hanno portato, ad esempio, a far prendere consapevolezza a Tristano circa il danno procurato non tanto al coniuge quanto ai figli dall’incostante pagamento della quota di mantenimento e dal poco tempo passato con loro, il che lo ha fatto ritornare sui suoi passi.  Nel caso di Romeo e Giulietta, invece, è stato possibile mediare sull’acquisto e la somministrazione di alcuni prodotti (cibi e vestiario soprattutto) che Romeo voleva far avere al figlio e sul fatto che quest’ultimo avesse diritto di visita.

In conclusione, la mia formazione e la mia esperienza professionale mi hanno portato a ritenere che ci sia un elemento fondamentale che ciascun mediatore o avvocato dovrebbe far comprendere ai propri clienti in fase di separazione, ossia l’importanza della comunicazione. In mancanza di essa, i figli prendono il sopravvento e col tempo divengono sempre più ingestibili e questo a loro stesso detrimento.

Grazie.

Studio Legale e Mediazione Familiare Petrosillo&Dattola

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